Il sistema Auburn-Fotografie e testo di Joe Librandi-Cowan

La mia città natale—Auburn, NY—ospita un carcere di massima sicurezza. La prigione si trova direttamente nel centro della città, incastonata tra strade trafficate e quartieri residenziali, eppure in qualche modo le sue mura alte trentacinque piedi riescono a diventare in gran parte invisibili. Tuttavia, queste stesse pareti sono un richiamo visivo e psicologico di due mondi nettamente diversi che abitano lo stesso spazio.

Le persone in queste fotografie sono membri della mia comunità—alcuni vivono di fronte alle mura della prigione, e altri hanno lavorato dietro di loro. Altri ancora vivono in prigione a tempo pieno. Essendo una comunità post-industriale in difficoltà con una popolazione inferiore a 30.000 abitanti, gli abitanti di Auburn sono diventati sempre più dipendenti da una delle industrie più antiche della città. In effetti, la prigione è uno dei più grandi datori di lavoro della contea, il che significa che ha (paradossalmente) fornito sicurezza finanziaria e professionale a generazioni di membri della comunità, trascinandoli dietro le mura della prigione per l’occupazione.

Le mie fotografie esplorano questa relazione ed esistono anche per mettere in discussione le storie e le pratiche correzionali che hanno viaggiato ben oltre le mura della prigione di Auburn.

In effetti, Auburn è anche distintivo per il suo posto unico nella storia penale. Nel 1820, Auburn Prison implementato quello che divenne noto come il sistema Auburn: una serie di correzioni che includevano passo di blocco, isolamento e silenzio completo. La prigione fu anche sede della prima esecuzione per elettrocuzione. Molte delle pratiche che hanno avuto inizio a Auburn hanno portato al “complesso carcerario-industriale”, un termine che descrive gli interessi sovrapposti del governo e dell’industria, e come usano la sorveglianza, la polizia e la detenzione come soluzioni a problemi economici, sociali e politici.

Numerosi sistemi e pratiche correzionali, compresi quelli originariamente implementati dietro le mura della prigione di Auburn, hanno creato e perpetuato traumi e ingiustizie che sono ora condivisi da molte persone e comunità a livello nazionale. Queste storie e pratiche, insieme ai loro traumi, hanno portato all’oppressione sistematica e all’incarcerazione di massa di molti cittadini negli Stati Uniti.

Il mio lavoro porta queste storie a stretto contatto con le caratteristiche della moderna carcerazione di massa per documentare ed esplorare come una comunità-una con la reclusione nelle ossa—gestisce questa dicotomia. Questo lavoro cerca di mettere insieme questi traumi, la storia di Auburn, la sua prigione e la sua comunità per mettere in discussione il complesso industriale della prigione e le sue modalità di funzionamento.

Questo lavoro è un ritratto continuo di Auburn, sia passato che presente.

—Joe Librandi-Cowan

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