Le Bateau ivre

Il poema è organizzato in una serie di 25 quartine alessandrine con uno schema di rima a/b/a/b. È intrecciato intorno alle deliranti visioni dell’omonima barca, sommersa e persa in mare. Era considerato rivoluzionario nel suo uso di immagini e simbolismi. Una delle poesie più lunghe e forse migliori di œuvre di Rimbaud, si apre con la seguente quartina:

Comme je descendais des Fleuves impassibles,
Je ne me sentis plus guidé par les haleurs :
Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles
Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs.

Mentre scendevo fiumi impassibili,
non mi sentivo più guidato dai trasportatori:
I pellerossa guaiti li avevano presi come bersagli
E li avevano inchiodati nudi a pali colorati.

—Tradotto da Wallace Fowlie

Il biografo di Rimbaud Enid Starkie descrive il poema come un’antologia di immagini e linee memorabili. La voce è quella della barca ubriaca stessa. La barca racconta di essersi riempita d’acqua, quindi “ubriaca”. Affondando attraverso il mare, la barca descrive un viaggio di esperienza varia che include luoghi del più puro e trascendente (l’éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs, “l’alarum giallo-blu dei fosfori che cantano”) e allo stesso tempo del più repellente (nases / Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan, “reti dove un intero Leviatano marciva”). Il matrimonio tra esaltazione e degradazione, la sinestesia e lo stupore crescente rendono questo poema di cento righe il compimento della teoria poetica giovanile di Rimbaud secondo cui il poeta diventa un veggente, un essere vatico, attraverso il disordine dei sensi. A queste attrazioni si aggiungono alessandrine di immediato richiamo uditivo: Fermentent les rousseurs amères de l’amour! (“fermentare i rossori amari dell’amore”).

Lo stupore di montaggio della barca (e del lettore) raggiunge il suo punto più alto nelle linee 87-88: Questo è il nostro nuovo fondo che tu dors et t’exiles / Million d’oiseaux d’or, ô future Vigueur? (“È in queste notti senza fondo che dormi e ti esili / un milione di uccelli d’oro, o Forza futura?) In seguito la visione è persa e l’incantesimo si rompe. L’oratore, ancora una barca, augura la morte (Ô que ma quille éclate! Oh que j’aille à la mer! “Oh che la mia chiglia si spezzasse! Oh che vorrei andare al mare!”). Le aspirazioni grandiose hanno ingannato, lasciando l’esaurimento e il senso di prigionia. In questo modo, “Le Bateau Ivre” riassume in modo prolettico la carriera poetica di Rimbaud, che si dissipò quando scoprì che il verso non poteva fornire la comprensione universale e l’armonia che gli era sembrata quando era più giovane.

“Le Bateau ivre” rimane una delle gemme della poesia francese e della produzione poetica di Rimbaud. Vladimir Nabokov lo tradusse in russo nel 1928. Il poeta e compositore francese Léo Ferré lo mise in musica e lo cantò nell’album Ludwig-L’Immaginaire-Le Bateau ivre (1982).

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