Qual era la spada di Damocle?

La famosa “spada di Damocle” risale ad un’antica parabola morale resa popolare dal filosofo romano Cicerone nel suo libro del 45 a.C. “Tusculan Disputations.”La versione di Cicerone del racconto è incentrata su Dionisio II, un re tirannico che una volta governò sulla città siciliana di Siracusa durante il quarto e il quinto secolo a.C. Sebbene ricco e potente, Dionisio era sommamente infelice. Il suo dominio dal pugno di ferro gli aveva fatto molti nemici, ed era tormentato dalla paura dell’assassinio, tanto che dormiva in una camera da letto circondata da un fossato e si fidava solo delle sue figlie per radersi la barba con un rasoio.

Come racconta Cicerone, l’insoddisfazione del re arrivò alla testa un giorno dopo che un adulatore di corte di nome Damocle lo inondò di complimenti e osservò quanto doveva essere beata la sua vita. “Poiché questa vita ti delizia”, rispose un Dionigi infastidito, ” vuoi assaggiarla tu stesso e provare la mia fortuna?”Quando Damocle acconsentì, Dionisio lo fece sedere su un divano d’oro e ordinò a una schiera di servitori di aspettarlo. Fu trattato con succulenti tagli di carne e profuso con profumi e unguenti profumati. Damocle non poteva credere alla sua fortuna, ma proprio mentre stava iniziando a godersi la vita di un re, notò che Dionisio aveva anche appeso una spada affilatissima dal soffitto. Era posizionato sopra la testa di Damocle, sospeso solo da un singolo filo di crine. Da quel momento in poi, la paura del cortigiano per la sua vita gli rese impossibile assaporare l’opulenza della festa o godersi i servi. Dopo aver lanciato diversi sguardi nervosi alla lama che penzolava sopra di lui, chiese di essere scusato, dicendo che non voleva più essere così fortunato.

Per Cicerone, il racconto di Dionigi e Damocle rappresentava l’idea che chi è al potere lavora sempre sotto lo spettro dell’ansia e della morte, e che “non ci può essere felicità per chi è sotto costante apprensione.”La parabola divenne in seguito un motivo comune nella letteratura medievale, e la frase “spada di Damocle” è ora comunemente usata come termine catchall per descrivere un pericolo incombente. Allo stesso modo, il detto “appeso a un filo” è diventato una scorciatoia per una situazione irta o precaria. Uno dei suoi usi più famosi arrivò nel 1961 durante la guerra fredda, quando il presidente John F. Kennedy tenne un discorso davanti alle Nazioni Unite in cui disse che “Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada nucleare di Damocle, appesa al più sottile dei fili, capace di essere tagliata in qualsiasi momento per caso o errore di calcolo o per follia.”

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